Primo weekend di “libertà” e prime
passeggiate dopo il lungo isolamento tra le mura domestiche.
Piacevolmente riprendo le mie vie,
colle di Mozzo sabato e Roncola di Treviolo domenica, tanto per
riattivare gambe e testa.
La normalità però non c'è, perché
il virus incombe, forse più nella testa che laddove fa veramente
male.
La ricetta per stare momentaneamente
sereni, fino a quando si potrò tornare agli abbracci, sono distanze
e mascherina.
Tuttavia non tutti la pensano allo
stesso modo. Molti sportivi la mascherina la rifiutano, confortati
dalla permissività delle ultime disposizioni.
Capisco.. la mascherina è chiaramente
controproducente, altera profondamente il respiro, fa sudare, da
fastidio, e può arrivare ad essere nociva quando si fa attività
fisica intensa.
D'altro canto vedi ciclisti,
camminatori o podisti, che anziché semplicemente indossarla
abbassata, a volte se la tengono in mano o non l'anno proprio come se
fosse inammissibile pensare che nemmeno sotto il proprio condomino o
in fondo alla propria via di casa, si possa incorniciare qualcuno da
vicino.
Potremmo stare a discutere all'infinito
se camminare all'aria aperta a distanza di più di un metro possa
essere motivo di rischio o no, e quindi richieda l'uso o no della
mascherina. Per comodità e speranza propenderei per il no, per
prudenza per il si.
Ma oggi come oggi io vedo
nell'indossare la mascherina quando incrocio qualcuno anche per campi
o boschi, un segno di gentilezza e rispetto per il prossimo.
Se vedo anche lontano una persona che
mi vede e in fretta e furia indossa una mascherina, mi affretto a
metterla anche io, perché significa che in quello spazio che ci
separa, tale persona ha intravisto un “rischio” (per me o per
lei). Chi sono io per non poter contraccambiare a specchio il suo
desiderio di serenità e non mettere a mia volta la mascherina. Posso
non farlo per me ma lo faccio per lei.
Una riflessione che d'altro canto mi è
sovvenuta passeggiando è il fatto che chi indossa la mascherina mi
ispira più fiducia e simpatia, e torno a salutarlo come quando si è
in montagna o nella natura. Il modo di esser uguali e solidali,
rispettosi l'uno per l'altro, un segnale di condivisione e amicizia.
Quelli che invece la mascherina non l'hanno non li saluto perché
“temo” il loro saluto, il quale può essere “motivo di
contagio”. Ecco voglio bene a chi non ha paura del virus, ma si
mette una mascherina solo per rispetto, non delle regole ma delle
persone. La mette quando reputa sia il momento adeguato, la toglie
superata la gente, ha sempre lo sguardo un poco più avanti perché
degli altri ha rispetto e non guarda solo i propri passi ma anche
quelli altrui.
Delle persone senza mascherina, quelli
che l'hanno orgogliosamente abbassata, falsamente in mano o
sprezzantemente a casa. domani non avrò piacere di reincorporarle.
Sono convinto che non indossano una mascherina, perché sotto non
hanno nemmeno un sorriso gentile da nascondere.
Nessun commento:
Posta un commento