Regalano avventure mirabolanti, dove
realtà e fantasia si mescolano con risultati insospettabili se uno
prende un romanzo fantascientifico o fantasy esclusivamente come una
favoletta.
Certo alcuni libri di fantascienza
ambiscono o si offrono al puro intrattenimento, ne più ne meno che
un libruncolo rosa o un giallo di alto consumo.
La realtà è ben diversa. La
fantascienza permette di esplorare la realtà in una maniera che un
libro di saggistica, o un romanzo basato su fatti reali spesso non
consentono di fare.
Con la fantascienza possiamo
permetterci di osservare situazioni con l’occhio dell’osservatore
esterno e critico. Partiamo già dall’inizio sapendo che il romanzo
rappresenta situazioni irreali, per lo più ponendoci fin dall’inizio
in un contesto fittizio, avanti o indietro nel tempo, quando non su
un altro sistema solare. Si libera così la fantasia, la parte ludica
e leggera dell’animo umano.
Nondimeno, se il narratore è capace,
gli occhi sviluppano un focalizzazione con il protagonista o i
protagonisti del romanzo dando vita a una particolare dualità: uno
sguardo doppio, di un lettore protagonista che vive la realtà, in un
mondo consapevolmente irreale.
Ciò consente di vivere l’avventura
senza preconcetti, in un sistema dove non valgono le regole della
realtà, o della super-realtà presenti nei normali romanzi, dove
tutto vale.
Con ciò, ci permettiamo di affrontare
con distacco argomenti forti, tabù, lati oscuri, paradossi
esistenziali, grazie alla scusa di essere protetti in quanto
proiettati in un mondo irreale.
Ultimo dei libri che ho letto è il
classico “Il pianeta delle scimmie”, romanzo celebratissimo dal
grande e piccolo schermo, ma di cui penso pochissimi conoscono
l’autore Pierre Boulle.
Sicuramente un romanzo potente, nel
mettere in relazione l’uomo con l’alterità, in un ribaltamento
tra uomo e animale, che mette in luce tante ipocrisie, convenienze e
fragilità umane.
La trama è quella nota della
filmografia. In estrema sintesi un gruppo di viaggiatori spaziali
(ovviamente di lingua francese) s’imbatte in Soror, un pianeta
dominato da varie razze di scimmie. A Soror gli umani sono presenti,
ma ridotti ad uno stato animalesco, cacciati dalle scimmie, rinchiusi
in zoo o utilizzati come cavie da laboratorio. Il protagonista
riuscirà nell’impresa di farsi riconoscere “civile” e infine
fuggire per tornare alla sua Terra trovando un’amara sorpresa.
Se la tipologia di romanzi è quella
del viaggio, della parentesi di vita con un’avventura che modifica
per sempre la vita, in questo senso l’avventura porta con se
infinite riflessioni.
Il viaggio interstellare effettuato
nell’avventura basandosi su teorie effettivamente
fantascientifiche, avviene comportando in pratica anche un viaggio
nel tempo di centinaia di anni. Il fluire del tempo e l’evoluzione
sono del resto il principio base dell’intero romanzo.
Il nome non casuale del protagonista
Ulisse, lo fa un novello viaggiatore del fantastico che viene
catapultato in mezzo ad un’umanità degradata allo stato animale.
Difatti il mondo che trova è uguale a
quello della terra che ha lasciato, con il peculiare dettaglio che
prevede un’inversione dell’evoluzione, anziché essere l’uomo a
essersi evoluto, qui è la Scimmia a essere dominatrice del pianeta.
L’arte, la tecnologia, la scienza, la
politica sono in mano a oranghi, gorilla e scimpanzé, tre tipi di
scimmie che paiono “scimmiottare” i vari aspetti della società
umana, una casta politica e culturale rigida conservatrice, un gruppo
di subalterni dediti alla tecnologia e alla violenza, un terzo stato
proletario originale e vitale. Una caricatura dello spaccato della
società degli anni sessanta in bilico tra le spinte progressiste e
conservatorismo.
Nel protagonista, più che uno stato di
meraviglia emerge il dramma di un’umanità regredita allo stato
animale, priva d’intelligenza, tanto meno di parola. Il
protagonista è anch’esso spinto verso lo stato animale, denudato,
catturato e utilizzato come cavia. Il suo compagno di viaggio è
ucciso, lo scienziato che li aveva spinti all’avventura ridotto in
prigionia in uno zoo.
E’ dura la lotta di Ulisse per
comprendere come riuscire a far notare agli scienziati scimmia che lo
detengono che lui è in realtà un “uomo speciale”, un essere
senziente: civile.
Alla fine vi riuscirà venendo
parzialmente accettato dalla comunità scientifica più progressista
che infine lo aiuterà a tornare a casa quando le cose volgeranno
infine al peggio.
Il rapporto con l’alterità
certamente, ma sopratutto il ribaltamento dei ruoli tra uomo e
animale.
L’efficiente crudeltà della
sperimentazione sugli animali, vista da un soggetto senziente che
vede i propri simili torturati e mutilai in nome di prodigiose
scoperte.
Interessante è la riflessione di come
l’uomo civile possa imbarbarirsi e ridursi ad uno stato animalesco,
se in lui si spegne la fiamma vitale dello spirito, del sacrificio,
della curiosità e della creatività. Molto forte è pure l’immagine
dell’anziano professore, estremamente dotto, che in pochi mesi di
vita con i compagni uomini /bestia, diventa anch’esso un animale
perdendo ogni traccia di spirito e ragione. Come se lo spirito, o la
ragione sia più facile spezzarlo, piuttosto che avere la forza per
sollevare spiriti affini.
Ma in realtà il romanzo da una
risposta chiara: è la volontà a fare la differenza. Del resto è lo
stesso Ulisse con la sua volontà a farsi riconoscere come essere
civile, a accendere la scintilla dell’intelligenza, o dello spirito
nei suoi compagni uomini cavia nel laboratorio. E’ la maternità
che accende in Nova, l’occasionale compagna di Ulisse, lo spirito
“umano” generando in lei affettività ed espressioni umane.
La scoperta archeologica fatta da un un
team di scienziati scimpanzé lo conferma: in tempi antichi anche il
pianeta Soror fu dominato dagli umani, che però lasciandosi andare
ad un lassismo decadente, lasciarono che le scimmie addestrate li
soppiantassero nella gestione del mondo civile, rifugiandosi prima
nei boschi e poi accontentandosi di essere animali domestici dei
nuovi padroni.
Un monito alla decadenza dell’uomo:
se l’umanità si allontana dai valori della civiltà, in poco
tempo può regredire nel degrado di uno stato bestiale.


