giovedì 23 febbraio 2017

Scimmie vestite; uomini nudi. Il pianeta delle scimmie.

Adoro leggere romanzi di fantascienza.
Regalano avventure mirabolanti, dove realtà e fantasia si mescolano con risultati insospettabili se uno prende un romanzo fantascientifico o fantasy esclusivamente come una favoletta.
Certo alcuni libri di fantascienza ambiscono o si offrono al puro intrattenimento, ne più ne meno che un libruncolo rosa o un giallo di alto consumo.
La realtà è ben diversa. La fantascienza permette di esplorare la realtà in una maniera che un libro di saggistica, o un romanzo basato su fatti reali spesso non consentono di fare.
Con la fantascienza possiamo permetterci di osservare situazioni con l’occhio dell’osservatore esterno e critico. Partiamo già dall’inizio sapendo che il romanzo rappresenta situazioni irreali, per lo più ponendoci fin dall’inizio in un contesto fittizio, avanti o indietro nel tempo, quando non su un altro sistema solare. Si libera così la fantasia, la parte ludica e leggera dell’animo umano.
Nondimeno, se il narratore è capace, gli occhi sviluppano un focalizzazione con il protagonista o i protagonisti del romanzo dando vita a una particolare dualità: uno sguardo doppio, di un lettore protagonista che vive la realtà, in un mondo consapevolmente irreale.
Ciò consente di vivere l’avventura senza preconcetti, in un sistema dove non valgono le regole della realtà, o della super-realtà presenti nei normali romanzi, dove tutto vale.

Con ciò, ci permettiamo di affrontare con distacco argomenti forti, tabù, lati oscuri, paradossi esistenziali, grazie alla scusa di essere protetti in quanto proiettati in un mondo irreale.

Ultimo dei libri che ho letto è il classico “Il pianeta delle scimmie”, romanzo celebratissimo dal grande e piccolo schermo, ma di cui penso pochissimi conoscono l’autore Pierre Boulle.
Sicuramente un romanzo potente, nel mettere in relazione l’uomo con l’alterità, in un ribaltamento tra uomo e animale, che mette in luce tante ipocrisie, convenienze e fragilità umane.

La trama è quella nota della filmografia. In estrema sintesi un gruppo di viaggiatori spaziali (ovviamente di lingua francese) s’imbatte in Soror, un pianeta dominato da varie razze di scimmie. A Soror gli umani sono presenti, ma ridotti ad uno stato animalesco, cacciati dalle scimmie, rinchiusi in zoo o utilizzati come cavie da laboratorio. Il protagonista riuscirà nell’impresa di farsi riconoscere “civile” e infine fuggire per tornare alla sua Terra trovando un’amara sorpresa.

Se la tipologia di romanzi è quella del viaggio, della parentesi di vita con un’avventura che modifica per sempre la vita, in questo senso l’avventura porta con se infinite riflessioni.
Il viaggio interstellare effettuato nell’avventura basandosi su teorie effettivamente fantascientifiche, avviene comportando in pratica anche un viaggio nel tempo di centinaia di anni. Il fluire del tempo e l’evoluzione sono del resto il principio base dell’intero romanzo.

Il nome non casuale del protagonista Ulisse, lo fa un novello viaggiatore del fantastico che viene catapultato in mezzo ad un’umanità degradata allo stato animale.
Difatti il mondo che trova è uguale a quello della terra che ha lasciato, con il peculiare dettaglio che prevede un’inversione dell’evoluzione, anziché essere l’uomo a essersi evoluto, qui è la Scimmia a essere dominatrice del pianeta.
L’arte, la tecnologia, la scienza, la politica sono in mano a oranghi, gorilla e scimpanzé, tre tipi di scimmie che paiono “scimmiottare” i vari aspetti della società umana, una casta politica e culturale rigida conservatrice, un gruppo di subalterni dediti alla tecnologia e alla violenza, un terzo stato proletario originale e vitale. Una caricatura dello spaccato della società degli anni sessanta in bilico tra le spinte progressiste e conservatorismo.

Nel protagonista, più che uno stato di meraviglia emerge il dramma di un’umanità regredita allo stato animale, priva d’intelligenza, tanto meno di parola. Il protagonista è anch’esso spinto verso lo stato animale, denudato, catturato e utilizzato come cavia. Il suo compagno di viaggio è ucciso, lo scienziato che li aveva spinti all’avventura ridotto in prigionia in uno zoo.

E’ dura la lotta di Ulisse per comprendere come riuscire a far notare agli scienziati scimmia che lo detengono che lui è in realtà un “uomo speciale”, un essere senziente: civile.
Alla fine vi riuscirà venendo parzialmente accettato dalla comunità scientifica più progressista che infine lo aiuterà a tornare a casa quando le cose volgeranno infine al peggio.

Infiniti i temi presenti e gli spunti di riflessione possibili.
Il rapporto con l’alterità certamente, ma sopratutto il ribaltamento dei ruoli tra uomo e animale.
L’efficiente crudeltà della sperimentazione sugli animali, vista da un soggetto senziente che vede i propri simili torturati e mutilai in nome di prodigiose scoperte.

Interessante è la riflessione di come l’uomo civile possa imbarbarirsi e ridursi ad uno stato animalesco, se in lui si spegne la fiamma vitale dello spirito, del sacrificio, della curiosità e della creatività. Molto forte è pure l’immagine dell’anziano professore, estremamente dotto, che in pochi mesi di vita con i compagni uomini /bestia, diventa anch’esso un animale perdendo ogni traccia di spirito e ragione. Come se lo spirito, o la ragione sia più facile spezzarlo, piuttosto che avere la forza per sollevare spiriti affini.
Ma in realtà il romanzo da una risposta chiara: è la volontà a fare la differenza. Del resto è lo stesso Ulisse con la sua volontà a farsi riconoscere come essere civile, a accendere la scintilla dell’intelligenza, o dello spirito nei suoi compagni uomini cavia nel laboratorio. E’ la maternità che accende in Nova, l’occasionale compagna di Ulisse, lo spirito “umano” generando in lei affettività ed espressioni umane.

La scoperta archeologica fatta da un un team di scienziati scimpanzé lo conferma: in tempi antichi anche il pianeta Soror fu dominato dagli umani, che però lasciandosi andare ad un lassismo decadente, lasciarono che le scimmie addestrate li soppiantassero nella gestione del mondo civile, rifugiandosi prima nei boschi e poi accontentandosi di essere animali domestici dei nuovi padroni.
Un monito alla decadenza dell’uomo: se l’umanità si allontana dai valori della civiltà, in poco tempo può regredire nel degrado di uno stato bestiale.